A Usini, nel Nord Ovest della Sardegna, la vitivinicola Chessa produce vini territoriali e sinceri. Le migliori espressioni arrivano dal Vermentino (in questo areale molto diverso dal resto dell’Isola) e dal Cagnulari, un vitigno autoctono che si trova solo da queste parti. E Giovanna Chessa, la titolare dell’azienda, riesce ad interpretarlo nel segno dell’eleganza e della finezza. Mettendo in bottiglia un rosso unico e vero testimone del terroir da cui proviene.
Giovanna ci accoglie in tarda mattinata nella sua abitazione, a Usini, dove al piano terra (qui ci si aspetterebbe una cucina rustica o la rimessa dell’auto) ci sono botti, tank in acciaio e attrezzature per la vinificazione. Tutto è pulitissimo, suddiviso in maniera impeccabile e col classico sentore di vino che contraddistingue tutte le cantine. “Questo è il mio regno - ci dice Giovanna - qui faccio tutto, la mia cantina è molto piccola.” Piccola, ma perfetta, accogliente, ordinata e col giusto occorrente per la vinificazione di quattro etichette, due rossi, un bianco e un vino dolce da uve Moscato appassite. Il resto del lavoro si fa in vigna.
Non a caso, poco dopo, Giovanna ci accompagna per i vari appezzamenti di proprietà, tra i filari appena vendemmiati… Passeggiamo per dolci colline, tra vigne con diverse esposizioni, impiantate su terreni molto poveri, ideali per la coltivazione della vite. Il microclima è unico, il vento accarezza sempre le piante, garantisce salubrità e una maturazione perfetta degli acini. Il sottosuolo fa il resto. In più il mare non è distante e le brezze salmastre, specie quando soffia il maestrale, incidono non poco sui grappoli e, di conseguenza, sui vini prodotti.
Si ritorna in cantina e l’assaggio inizia sotto i migliori auspici. Il Vermentino di Sardegna Mattariga è sapido, ha carattere, non cede in dolcezze e aromi tropicali, ma piuttosto offre note iodate e di elicriso. Poi c’è il Cagnulari, un’uva senza dubbio difficile da coltivare per certi versi. Ma, dopo tante vendemmie, Giovanna sembra aver trovato la ricetta giusta, specie per la perfetta epoca vendemmiale. Il suo è un Cagnulari di chiaro animo mediterraneo, ma la sua forza la mostra più sulla complessità aromatica che sul corpo e sulla struttura. Profuma di ciliegie e fragoline di bosco, la bocca ha buon nerbo acido che rende il sorso succoso e ritmico. Arriva il momento del Lugherra, l’altro rosso, frutto di un assemblaggio tra Cagnulari e altre uve tradizionali dell’Isola. Qui si avverte più struttura, la parte fruttata fa emergere i frutti neri maturi e in confettura. Anche al palato il corpo è maggiore: la morbidezza avvolge il palato e il finale è cremoso e denso. Concludiamo col Kentales, Moscato di Sardegna Passito. È un vino dolce che profuma di Sardegna, del suo sole, dei frutti gialli maturi, degli arbusti essicati d’estate. In bocca è dolce e sontuoso, mai stucchevole e dalla sapidità finale. Un vero esempio, anche quest’ultimo, di ciò che può dare un grande territorio del vino. Soprattutto se c’è un’interprete come Giovanna Chessa.